Ris. 9 ottobre 2019, n. 85/E, dell’Agenzia delle entrate
“Quesito. L’Associazione Istante, che si occupa di adozioni internazionali – in quanto
tenuta a rilasciare la certificazione relativa alle spese sostenute dai genitori adottivi
per l’espletamento della procedura di adozione, ai fini della deducibilità di dette
spese ai sensi dell’articolo 10, comma 1, lett l-bis) del TUIR – chiede se tra le
predette spese deducibili rientrano anche quelle relative agli incontri post adottivi
per la verifica del corretto inserimento del minore.
Il dubbio interpretativo è riferito, nello specifico, ai chiarimenti forniti con
la risoluzione dell’Agenzia delle entrate n. 77/E del 2004 – nella quale viene
precisato che le spese post adottive non sono deducibili – e con la circolare n. 7/E
del 2018 che, pur richiamando la citata risoluzione, fa rientrare le predette spese
tra gli oneri deducibili di cui al predetto articolo 10 del TUIR.
Soluzione interpretativa prospettata dal contribuente. L’Istante – che non individua una specifica soluzione interpretativa – fa
presente, al riguardo, che “la procedura adottiva internazionale non può dirsi
sempre conclusa con la dichiarazione di efficacia in Italia del provvedimento
estero, dal momento che vi sono molti Paesi […] che richiedono obbligatoriamente
l’invio di relazioni anche nel periodo posteriore alla declaratoria di efficacia in
Italia dell’adozione”.
Parere dell’Agenzia delle entrate. L’articolo 10, comma 1, lett. l-bis) del Testo unico delle imposte sui redditi
(TUIR), di cui al d.P.R. n. 917 del 1986, stabilisce che si deduce dal reddito
complessivo, se non è deducibile nella determinazione dei singoli redditi che
concorrono a formarlo, “il cinquanta per cento delle spese sostenute dai genitori
adottivi per l’espletamento della procedura di adozione disciplinata dalle
disposizioni contenute nel Capo I del Titolo III della legge 4 maggio 1983, n.
184.”.
Ai sensi dell’articolo 36 della citata legge 4 maggio 1983, n. 184,
“l’adozione internazionale dei minori provenienti da Stati che hanno ratificato la
Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione
internazionale (fatta a L’Aja il 29 maggio 1993, ratificata con legge 31 dicembre
1998, n. 476) o che, nello spirito della predetta Convenzione, abbiano stipulato
accordi bilaterali, può avvenire solo con le procedure e gli effetti previsti dalla
medesima” legge n. 184 del 1983.
In particolare, gli aspiranti all’adozione, che abbiano ottenuto il decreto di
idoneità pronunciato dal tribunale dei minorenni, ai sensi dell’articolo 30 della
citata legge n. 184 del 1983, devono, ai sensi del successivo articolo 31, “conferire
incarico a curare la procedura di adozione ad uno degli enti autorizzati” dalla
Commissione per le adozioni internazionali costituita, ai sensi dell’articolo 38,
comma 1, della medesima legge n. 184 del 1983, presso la Presidenza del
Consiglio dei ministri che cura anche la tenuta del relativo albo.
Ai sensi dell’articolo 31, comma 3, lett. o), della citata legge n. 184 del
1983, inoltre, l’ente autorizzato che ha ricevuto l’incarico di curare la procedura di
adozione “certifica, nell’ammontare complessivo agli effetti di quanto previsto
dall’articolo 10, comma 1, lettera l-bis), del testo unico delle imposte sui redditi,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
le spese sostenute dai genitori adottivi per l’espletamento della procedura di
adozione.”.
Con diversi documenti di prassi, l’Agenzia delle entrate ha delineato
l’ambito applicativo del citato articolo 10, comma 1, lett. l-bis), del TUIR e, con la
risoluzione 28 maggio 2004, n. 77/E, ha chiarito, tra l’altro, che, ai fini della
deduzione delle spese in argomento, non è necessario aver acquisito lo status di
genitore adottivo, essendo possibile dedurre tali spese a prescindere dalla effettiva
conclusione della procedura di adozione e indipendentemente dall’esito della
stessa. Ciò in quanto la deduzione è prevista per agevolare coloro che decidono di
adottare un minore straniero e che, pertanto, vengono ad essere sottoposti
all’osservanza di tutti gli obblighi che la procedura di cui al citato Capo I del
Titolo III della legge n. 184 del 1983, impone.
Nella medesima risoluzione è stato, dunque, precisato che sono deducibili,
in particolare, le spese sostenute a partire dal conferimento ad un ente autorizzato
del mandato all’adozione, con il quale inizia la procedura di adozione.
La predetta procedura è da ritenersi conclusa con l’acquisizione dello status
di genitore adottivo mediante la dichiarazione di efficacia in Italia, da parte del
competente tribunale per i minorenni, del provvedimento di adozione emesso
dall’autorità straniera, se l’adozione è stata pronunciata nello Stato estero prima
dell’arrivo del minore in Italia. Se, invece, l’adozione si perfeziona dopo l’arrivo
del minore in Italia, il tribunale per i minorenni riconosce il provvedimento
dell’autorità straniera come affidamento preadottivo, ai sensi dell’articolo 35
comma 4, della citata legge n. 184 del 1983 e stabilisce in un anno la durata del
predetto affidamento decorso il quale, se ritiene che la permanenza nella famiglia
che lo ha accolto è ancora conforme all’interesse del minore, pronuncia l’adozione
concludendo, con tale atto, la procedura in esame.
Nella medesima risoluzione n. 77/E del 2004 è stato, inoltre, chiarito che
sono deducibili tutte le spese sostenute, debitamente documentate e certificate
dall’ente autorizzato, finalizzate all’adozione del minore quali, ad esempio, quelle
riferite all’assistenza che gli adottandi hanno ricevuto, alla legalizzazione dei
documenti, alla traduzione degli stessi, alla richiesta di visti, ai trasferimenti, al
soggiorno, all’eventuale quota associativa nel caso in cui la procedura sia stata
curata da enti.
Con specifico riguardo alle spese relative agli incontri post adottivi per la
verifica del corretto inserimento del minore, nella citata risoluzione n. 77/E del
2004, è stato chiarito che non sono deducibili le spese sostenute per i “reports post
adottivi”, ovverosia quelle connesse alle relazioni e agli incontri successivi al
provvedimento di adozione, emesso dall’autorità straniera o alla pronuncia di
adozione da parte del Tribunale per i minorenni. Ciò in quanto gli stessi
rappresentano un onere per i genitori adottivi rientrante nel generico dovere di
mantenere, istruire ed educare i figli a fronte del quale l’ordinamento tributario
riconosce la detrazione per carichi di famiglia.
La scrivente ha, tuttavia, rilevato che, nell’ambito della procedura di
adozione internazionale, taluni Paesi di origine dei minori richiedono – in base alla
legislazione interna, nonché in applicazione di accordi bilaterali o protocolli di
intesa con lo Stato Italiano in materia di adozioni internazionali – l’elaborazione di
relazioni periodiche sulle condizioni del minore adottato e sul livello di
integrazione nella nuova famiglia, anche dopo l’acquisizione dello status di
genitore.
Dai predetti accordi internazionali deriva, in particolare, l’impegno a
trasmettere, per il tramite degli enti autorizzati o delle autorità centrali, al Paese di
origine del minore, informazioni sull’inserimento del bambino nel nuovo contesto
familiare e sociale, periodicamente e secondo le scadenze indicate nei citati
accordi.
Per adempiere tale obbligo, gli enti autorizzati acquisiscono dagli adottanti
un’apposita dichiarazione che li impegna, per l’intero arco di tempo previsto
dall’accordo internazionale con il Paese estero da cui proviene il bambino, a
fornire agli enti stessi le notizie necessarie per predisporre tali relazioni.
In considerazione di tale circostanza, la circolare 27 aprile 2018, n. 7/E
(confermata dalla circolare 31 maggio 2019, n. 13/E ) ha ricompreso dette spese tra
quelle ammesse alla deduzione, alla stregua di ogni altra spesa documentata
finalizzata all’adozione del minore atteso che, sulla base della normativa sopra
delineata, le predette verifiche costituiscono, in sostanza, un adempimento
strettamente correlato alla procedura di adozione internazionale come, peraltro,
evidenziato anche dall’Istante.
Alla luce di quanto precede, in linea con i chiarimenti già forniti con le
citate circolari n. 7/E del 2018 e n. 13/E del 2019, si precisa che, solo qualora sulla
base dell’accordo stipulato con il Paese di origine del minore, i genitori adottivi
siano tenuti a consentire le verifiche post adozione, le spese relative alle predette
verifiche, in quanto adempimenti necessari per l’espletamento della procedura di
adozione, sono deducibili ai sensi del citato articolo 10, comma 1, lett. l-bis), del
TUIR”.